10 maggio 2009

Paura...

Brividi, crepe, mistero, agonia, destini… paradigmi irrisolti;

buio, solitudine, Amore e Morte, passato e futuro, esorcismo.

La paura è fatta di tutto ed è fatta di niente; è vuoto e tenebra, maschera ed immaginazione…

Che colore ha la paura? …il giallo di Agata Christie e Edgar Allan Poe, il nero di Stephen King, il rosso di Dario Argento.

La paura non ha storia, anche se è presente nella storia di ogni arte, perché è insita in ogni essere, senza tempo né memoria.

E che odore ha la paura? ..di sangue e violenza in Arancia Mecca, del sudore di un allucinato Jack Nicolson in Shining, dell’olio e della tela in Munch ed il suo urlo.

Tutto questo è la paura nell’arte e nell’ingegno degli uomini che ne hanno scritto, cantato, pensato e colorato i tratti e gli stati d’animo dei nostri meandri più reconditi.

Si pensi a quella angosciosa di Alfred Hictchoc in “Uccelli”, fobia allo stato puro.

Si pensi agli horror show di Marilyn Manson o Ozzy Hosbourne…

C’è chi della paura ha fatto una vera e propria ossessione psicologica. Edgar Allan Poe è maestro fine ed introspettivo, genio incupito, raro scrittore che dall’odore delle pagine ingiallite emana terrore.

Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte…gli incubi più famosi, quelli di Freddy Kruger, alias Nightmare, hanno sconvolto generazioni di bambini, svegli la notte, col lumino acceso per tenersi compagnia..ma dai sogni non si sfugge, neppure con la luce del giorno…

La paura è poesia, con le cinque maledizioni, inno alla lotta eterna fra Bacco e Mefisto:


…voglio perseguire i miei nemici da morto,

scavare l’ossario per trovare l’orto.

Mia dolce dama, raggiungimi all’inferno

e del tuo sangue berremo in eterno

Ebrezza causata da ingente vino,

in lande romane dal sapor divino.

L’uomo…laggiù, qualcosa vuol dirci

le ninfali vesti ci attraggono per rapirci.

Diamoci alla follia, scacciamo Euripide,

che’ l’uomo converta i dogmi e sia felice.

Il rettile striscia e il leone divora

in deserti di rose senza dimora.

Piccolo burattino, amico fraterno,

saremo maledetto in eterno?

Sulle mie spalle un compito gravoso

mentre il cosmo mi scruta sospettoso.

Apri la mente, socchiudi gli occhi

Così da ignorare la danza dei marmocchi.

Siamo in gabbia, c’hanno rinchiusi,

le nostre essenze in schemi ottusi.


E adesso immaginate di essere soli, chiudete gli occhi…accendete solo una candela, e sentitevi in uno dei posti più significativi della storia dell’arte: prendete un bel respiro ed annusate l’aria che vi circonda: siete ad Oslo, città fredda e misteriosa, chiusi ermeticamente in una piccola stanza. Avete solo un modo per scorgere appena ciò che vi circonda. Una voce, fuori campo vi sussurra: “Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto. Sul fiordo neroazzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura... e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura”. Accendete adesso…è l’Urlo di Munch, esperienza totalizzante, da perdere il fiato…paura che entra dentro le vene, mettondosi in circolo senza volerlo…

C’è tenzione nell’aria, viole e clavincebali suonano da una romania perduta ed esoterica. Una piuma intinta nell’inchiostra. E’ Braham Stoker, leggenda dei saggi dalla Transivania..creatore di uno dei libri più ben congegnati degli ultimi 200 anni. Come per la Shelley in Frankenstain, Il conte Vlad è opera di un creatore onnisciente, Braham Stoker; è paura progressiva, un rincorrersi di emozioni, sentimenti fiabeschi ma che penetrano realmente nel collo, con denti aguzi, sguardi di Fuoco….

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