24 dicembre 2010

Buon Natale...


Buon Natale a quelli che il Natale non lo festeggeranno, perché sono tristi, perché hanno perso la persona cara, o semplicemente perché non ci credono.
Buon Natale chi non avrà un bel piatto di lenticchie fumanti,i genitori al proprio canto, un’intera famiglia e gli amici con cui condividere; a chi è cinico e quindi “il Natale non serve”; ai criticoni del consumismo a quelli che “il Natale quando arriva arriva”;
Buon Natale a coloro che la società chiama diversi: grazie a loro un giorno non saremo una massa informe, ma gente che pensa e non critica..o meglio, è critico pensante…
Buon Natale alla terza età: a quella al caldo, con la pensione maggiorata per fare il regalo ai nipoti, ma soprattutto a chi è nelle case di cura o negli ospizi a guardare ed aspettare alla finestra nevicante un amore o un figlio che non arriva mai;
Buon Natale ai poveri, quelli sconosciuti, quelli reali, che nel nostro paese aumentano sempre più; a chi in qualsiasi mese non può permettersi le cene galanti, le prime visoni sul digitale, il cinema e i regali; a chi si alza la mattina alle 4 per fare il pane; a chi dopo un ‘ora va in campagna e dopo due costruisce le case da dove comodamente io scrivo e voi leggete;
Buon Natale ai venditori ambulanti, a chi si guadagna il pane soffrendo perché la vita non gli ha dato la fortuna(o sfortuna) di aver una scrivania o un leggio, le mail, facebook e messanger, ma a casa ha 4 bocche da sfamare e lo fa con dignità.
Buon natale ai coerenti, a quelli che così “ho iniziato e così devo finire” ai perbenisti ai criticoni e ai moralisti: in fondo c’è un cielo ed un natale per tutti noi.
Buon natale a chi è in ospedale, a chi stapperà un flebo al posto del Gancia, a chi passeggerà fumando di nascosto e alla fine getterà via cicca come un petardo;
Buon natale a chi è fuori per lavoro, a chi riceverà gli mms col roaming, ma non sarà lo stesso perché la campagna con gli amici il trentun dicembre ha qualcosa di magico;
Buon natale a chi domani non si alzerà forzatamente, perché ha dato l’ultimo esame o “la scuola è finita”; a chi non ha perso il lavoro e manderà 200 curriculum inutile che “tanto si sa come vanno queste cose, se non sei raccomandato puoi scrivere una Treccani, ma nada!”
Buon Natale a chi non può fare i regali perché è al verde e allora si siederà a farne uno proprio che non costa nulla ma vale più di uno stupido Alviero Martini.
Buon natale chi domani andrà dal direttore di banca a ricontrattare un mutuo che gli ha “costretto una vita; a chi ha la macchina da pagare, l’università da mantenere, i figli da educare;
Buon natale a chi ha qualcosa da dire e non si vergogna di farlo, perché se auguri buon Natale lo fai solo col cuore e le cose dette col cuore possono sembrare ridicole, ma sarà grazie a questa gente che cambieremo il mondo…..

3 luglio 2010

Fiera




Procede a grandi bocconi, intristita, e un pianoforte lo attira sulla riva. Soave il richiamo dei bianchi e neri, armonia del cosmo ardente, un angelo dalla bianca veste Adagio, seduta sul niente, piedi intrisi di rena umida, forma e sostanza di universi inesplorati, batte leggera sull’avorio grezzo. E’ un animale ferito quello che adesso le giace accanto, morente, appeso a un filo d’esistenza, senz’aria. Cosciente di dover morire solo, senza accadimenti ne parole. Vi fu un tempo in cui l’animale regnò, ma questo tempo è consegnato alla storia. Un ciclo nuovo, fatto di inedite emozioni e cuori attenti all’ascolto; questo è il tempo nuovo. E finalmente dal buio, fra bianchi e neri, tuona l’armonia sepolta. L’animale adesso sa come sanare le ferite e si dimena e dibatte contro i flutti. E le si avvicina e le chiede di prenderlo con se, accudirlo ai suoi piedi. memore del tempo in cui fu schiavo, in cui comprendere era impossibile. E i sogni d’un tempo, presto dimenticati, affiorano fra la criniera, ancora poco folta ma pronta a brillare nella foresta. Vi furono giorni che presto saranno oblìo, cento anni ha ancora da vivere l’animale morente. E si accuccia, fiero, fra le di lei mani tremanti . E da lontano una fiera lo osserva, e medita vendetta. Lui gira lo sguardo altrove. E’ selvaggia e pentita, ma l’animale sa che non può tenere il suo sguardo. Un tempo la fiera pasceva tranquilla, dimenticata dal mondo, usurpata nell’animo. E per questo divenne fiera e sola. L’animale l’accudì, la distolse dalla fauna, si prese cura di lei e tornò nella tana, perché sa che la fiera in fondo è la fiera, né agnello né lupo, né rosa né giglio, soltanto fiera.

Aggettivo [assurdo]


Fermati un attimo, fra le rose incolte,

idiosincrasia fra gente d’allora ed il popolo d’adesso.

Mondi inesplorati mi seducono e

ai Dei ratifico, languendo,

tremando, gemendo,

quasi farneticando d’amor fantasma;

odore di plasma, sensazione civica,

essenziale, dinamica.

V’è un’apparenza sottile, umida,

sordida, bohemien,

da quando i dandy tornano senz’abiti;

eppure in eleganza, romanticismo,

seduzione, oratoria maestosa,

simbiotica, ridondante, sensuale, nature.

Ed in atmosfere semplici, irrisorie,

leggiadre, visibili appena.

Aggettivo (assurdo), maschera dionisiaca,

edera pregiata, nucleo focoso,

funesto, indomabile, attrattivo,

gotico, ruvido, viscerale, poetico,

antico, morboso, pallido, leggendario.

Travecola: afferrata innanzi per un soffio d’anima piangente,

tu, baco in crepuscoli, amara sostanza,

sempiterna sorgente, angusta dimora,

eppur grande, venerea inquietudine,

lama sottile, spirito lieto, deserto caldo.

Aggettivo [assurdo], opera incompiuta,

infarto misterico, valle implosa,

decoro surreale, orologio molle e formica,

Bacco e frutto e ambrosia,

una di quelle idee che se non si ripensano muoiono.

’’Voi dopo me!’’


Solo, nelle faticose lande della conoscenza.

Il mio saggio capo sfida la gravità;

adesso sono troppo potente

per prostrarmi a te!

Fedele alla terra e al mio mondo.

Adesso tutti sanno della vera conoscenza

e invocheranno me.

Non protendetevi all’ignoto, vi prego;

ché la vostra anima sarà inquieta.

Adesso ho vinto Mefisto…

grazie all’Esteta che ha mutato l’arte….


Vi ho spianato la strada:

- voi dopo di me

percorretela fino in fondo

1 luglio 2010

...dell'Apocalisse


A te, che nel mio volto hai riposto l’odio;
che tenti, con un’insignificante brocca
di domare il mio fuoco impetuoso.
Non potrai mai placare la mia ira.
Ricorda che sono il tuo Signore,

Colui che ha dato e che presto prenderà.
Il cielo schiuderà le bigie nubi,
fulmini distruggeranno aquiloni,
alluvioni abbatteranno ogni dimora e
voragini spalancheranno la terra,
facendoti precipitare nel baratro infinito.
E il velo si dissolverà dinanzi ai tuoi occhi,
le farfalle perderanno i colori e i mari del mondo arderanno.
Dentro il Tempio, nel mio altare,
un sacerdote d’indaco coperto
immolerà l’Uomo alla viscida serpe.
Di sangue sciolto al rogo si sazierà l’assetato saggio
e la tua anima brucerà in eterno.

30 giugno 2010

’’Aut Aut’’




Nel solaio errano anime piene di candida saggezza;

in cantina, fra danze allucinate, anime cariche di conoscenza.

Dove sarebbe la mia?- se solo ne avessi una!

Represso ogni mistico delirio, galleggiando fra cielo e terra,

amo godere dell’Eros.

Non ho più scelta, non c’è più unione di Bene e Male…

io ero la congiunzione,-e non esisto!

Mi nutro del nettare e il succo della vite

disseta la mia arida parola.

Oh Arte, a te immolo quel che di me rimane,

ad ogni devianza il mio perire.

Solo, dove l’insignificante apparire

è la percezione dei misteri.

Il paradigma dell’io rimane immutabile,

solo una storia che sembra ripetersi:

una nera farfalla che risale, barcollando, l’iride;

è un frutto che nasce, cresce

e si trasforma nel cuore della serpe.

Qui certezza non esiste,

ma solo congetture ed ambiguità.

Al quinto rintocco delle funeree campane

qualcuno andrà al confronto con l’Adorato.

o viaggerà con se stesso...

28 giugno 2010

’’La perdita dell’anima’’


Ricordi, Mefisto, il nostro patto?

Ignora adesso i miei “si”!

La tua maschera, Re della menzogna,

ha abbagliato i miei sensi.

La mia vita non ha più un flusso regolare e

gli intoppi del divenire hanno fonte

alla sorgente dell’inganno.

L’estroso esteta è ormai morto

ingoiato dalla viscida serpe.

Estraneo a questo mondo, ecco come mi presento!

Ma ecco un Uomo nuovo, come mai ne avete conosciuto.

La neve sfiora appena l’aria

dissolvendosi all’altezza di Babele.

Oh Uomo, che nell’arte hai riposto

il senso supremo d’ogni tuo atto.

Vivi di luce lunare,

accompagnandoti a bestie abominevoli.

Hai venduto la tua anima

per soli trenta danari.

Adesso prova a specchiarti nella Porta Divina!

Non scorgi alcun riflesso?

...hai perduto la tua anima!

26 giugno 2010

’’Il sacrificio di Bacco’’




…voglio perseguire i miei nemici da morto,

scavare l’ossario per trovare l’orto.

Mia dolce dama, raggiungimi all’inferno

e del tuo sangue berremo in eterno

Ebrezza causata da ingente vino,

in lande romane dal sapor divino.

L’uomo…laggiù, cosa vuol dirci?

le ninfali vesti ci attraggono per rapirci.

Diamoci alla follia, scacciamo Euripide,

che’ l’uomo converta i dogmi e sia felice.

Il rettile striscia e il leone divora

in deserti di rose senza dimora.

Piccolo burattino, amico fraterno,

sarò maledetto in eterno?

Sulle mie spalle un compito gravoso

mentre il cosmo mi scruta sospettoso.

Apri la mente, socchiudi gli occhi

Così da ignorare la danza dei marmocchi.

Siamo in gabbia, c’hanno rinchiusi,

le nostre essenze in schemi ottusi.

23 giugno 2010

’’Il sangue del fiore’’




Deridi, Fiore, dei tuoi petali
aggrappandoti alla fertile terra.
Le foglie stanche stacca il gelido vento
e non rimane che il disìo di conoscenza.
L’ape non t’ama più, poeta bucolico;
non conduce il tuo seme nella cella.
Non più pioggia di nembi t’accarezza,
ma urina di quadrupedi gonfia le tue radici.
Vorresti che la terra t’inghiottisse,
ma anch’essa t’ha tradito.
Il tuo vaso è ormai ardente
dove Caronte serve Mefisto.
Oh, Fiore maledetto,
non odori di viola, ne pungi come rosa.
Sei simbolo dell’eterno delirio,
guardiano di loculi d’incesto e blasfemia.
Col tuo sangue cospargeranno le lapidi
incidendo le parole:
‘’Per coloro i quali mi hanno maledetto;
non potrò redimermi da vivo,
perseguiterò i miei nemici da morto….’’

18 giugno 2010

Cinque maledizioni (Intro)




La mia vita volge al termine,

appesa ad un filo sottile…

simile a lama di rasoio.

Ad un’estremità la porta del paradiso;

all’altra l’ancestrale varco che conduce all’inferno.

Ed io sono il Demone!

Dibattendo il filo, lo slancio mi santificherà,

perdendo l’equilibrio, la caduta mi maledirà.

Sfiorerò il cielo con le dita,

non avrò appigli e precipiterò negl’inferi.

Porterò con me solo la poesia;

i miei versi irregolari come mio unico vizio.

Come un vascello, il cui albero maestro è sontuoso

quanto Babele, varcherò il mare delle ambiguità.

Là,dove i coralli formano le barriere,

là dove il fiore ha perso i suoi colori,

risiede il drago, Demone della Dacia.

Ha conosciuto Dio e se ne avvede ,

attirando a se le anime folli.

E’ il perfetto marinaio dell’oceano peccaminoso…..

giacchè Morìa è peccato………….