
Uno specchio, un volto, forse due.
Un'intimità che sfiora la tragedia del riconoscersi.
Vedo, attraverso il vetro, non i miei occhi, ma i suoi;
gli occhi dell'altro-me-che-mi-osserva.
Sono già diverso da me stesso, anticonforme alla mia maschera.
Ho scelto di non somigliare, non essere uguale neppure all'altro me.
Nel mondo del pascolo, il gregge è lì a scrutare i tuoi passi,
a prevedere le tue mosse, ad imitare i tuoi gesti.
Bere allo stesso modo, tenere la sigaretta accesa sulla destra in maniera conforme,
un taglio di capelli, un cappello, lo stesso abito di tanti,
per dire che forse, in fondo non si è più soli: avere(in somiglianza) più che essere, nei meravigliosi cavilli delle pure solitudini....
Mi giro, e vedo me, - non Io!
E neppure un sosia mi pare, solo un manichino,
un soldatino di fango che indossa l'uniforme della fangosa guerre della consuetudine.
Provo nervosamente a numerare i respiri, anch'essi uguali nell'avvicendamento.
Mi innervosisce un po’.
Prova a farci caso.
Conta i respiri: ad un certo punto, anche quando vuoi smettere non puoi;
il petto si amplifica più del dovuto, aumentano i toni asmatici, la paranoia del ripetuto;
è tutto così uguale, un'ansia continua e ciclica;
e più vuoi non contare, più muori dal desiderio di farlo,
quasi perdessi un'occasione d'oro,
quasi ti sfuggisse anche un solo involontario respiro...e tu sai che non puoi permettertelo.
Meglio uscire, come tanti, come ogni giorno,
piuttosto che subire le angherie della tana,
che hai trasformato sempre più in una grotta per evitare i lupi.
Ma è nella solitudine, non fisica, ma pura,
che scopri che in realtà, l'altro te non c'è mai stato,
che lo specchio non esiste e che forse, non hai mai neppure iniziato a respirare....
Un'intimità che sfiora la tragedia del riconoscersi.
Vedo, attraverso il vetro, non i miei occhi, ma i suoi;
gli occhi dell'altro-me-che-mi-osser
Sono già diverso da me stesso, anticonforme alla mia maschera.
Ho scelto di non somigliare, non essere uguale neppure all'altro me.
Nel mondo del pascolo, il gregge è lì a scrutare i tuoi passi,
a prevedere le tue mosse, ad imitare i tuoi gesti.
Bere allo stesso modo, tenere la sigaretta accesa sulla destra in maniera conforme,
un taglio di capelli, un cappello, lo stesso abito di tanti,
per dire che forse, in fondo non si è più soli: avere(in somiglianza) più che essere, nei meravigliosi cavilli delle pure solitudini....
Mi giro, e vedo me, - non Io!
E neppure un sosia mi pare, solo un manichino,
un soldatino di fango che indossa l'uniforme della fangosa guerre della consuetudine.
Provo nervosamente a numerare i respiri, anch'essi uguali nell'avvicendamento.
Mi innervosisce un po’.
Prova a farci caso.
Conta i respiri: ad un certo punto, anche quando vuoi smettere non puoi;
il petto si amplifica più del dovuto, aumentano i toni asmatici, la paranoia del ripetuto;
è tutto così uguale, un'ansia continua e ciclica;
e più vuoi non contare, più muori dal desiderio di farlo,
quasi perdessi un'occasione d'oro,
quasi ti sfuggisse anche un solo involontario respiro...e tu sai che non puoi permettertelo.
Meglio uscire, come tanti, come ogni giorno,
piuttosto che subire le angherie della tana,
che hai trasformato sempre più in una grotta per evitare i lupi.
Ma è nella solitudine, non fisica, ma pura,
che scopri che in realtà, l'altro te non c'è mai stato,
che lo specchio non esiste e che forse, non hai mai neppure iniziato a respirare....
4 commenti:
..che questo spazio possa lasciarci qualche emozione!
benvenuto!
L'altro TE che ti osserva...(e a volte ti giudica) inquietante, ma è una sensazione che conosco...molto bello qst blog e soprattuto qst pubblicazione,complimenti davvero!
E' incredibile! Sensazioni simmetriche con il mio Caecus et speculum:
Mi guardai allo specchio,
li vidi tutti, eccetto me.
Strizzai gli occhi, dispiegai le ciglia,
reo di un ritratto informe.
Salvatore.
Li vidi tutti.
L’ombra nera di un ignavo
si capovolse su un’altra macchia,
bianca, aura di un impostore.
La purità si sgranò tra le palpebre
di un bambino.
Li vidi tutti, eccetto me.
Scusami se non lo avessi capito sono sempre Salvatore di Facebook - ciao
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