17 dicembre 2009



...ogni tanto è utile scarabocchiare se stessi non delle cose sovrabbondanti o visibili, ma di quelle fondamentali e sentite.

Niente non vuol dire vuoto, o nulla, anzi!.

Il niente è un mondo complesso, articolato, non catalogabile, forse incategorizzabile, di cui si parla a briglia sciolta, ma che in realtà si avverte quando si è soli, in una stanza; - e già la tua stessa compagnia fa rumore.

Il niente è quel linguaggio che hai dentro, ogni santa notte; una vocina instancabile che ti mette di fronte le immagini della vita e dei cammini possibili.

Il niente è una vertigine assoluta, che se vi cadi non risali più: non perché non vuoi, ma perché si fa talmente amare che, cadendo, si impara a volare anche se poi non riesci ad atterrare.

Si è soli con ciò che sia ama e se lo si ama perdutamente, nonostante la miseria delle nostre vite, nonostante ciò che la realtà ti ruba, nonostante i sogni finiti in quel niente, che non è niente, ma forse non è neanche tutto.

E quando ti diranno: “Tirati su, non è niente!”, tu sorriderai, perché non lo avevi chiesto che non lo fosse; perché in fondo volevi volare, anche quando sembravi incazzato e non ne volevi parlare, quando sembravi triste ed invece stavi solo riposando le tue ali; quando ti raccomanderanno i tuoi vizi che invece per te erano bisogni, quando crederanno di averti inglobato in due frasi e invece ti sentivi un libro dentro, da sfogliare a caso; quando nel loro linguaggio eri speciale e invece non lo volevi essere, quando in fondo, è solo ascoltando quella vocina che poi alla fine trovi il coraggio finalmente di parlarti e di dirti tutto ciò che d’importante c’è da dire...

Nessun commento: