3 luglio 2010

Fiera




Procede a grandi bocconi, intristita, e un pianoforte lo attira sulla riva. Soave il richiamo dei bianchi e neri, armonia del cosmo ardente, un angelo dalla bianca veste Adagio, seduta sul niente, piedi intrisi di rena umida, forma e sostanza di universi inesplorati, batte leggera sull’avorio grezzo. E’ un animale ferito quello che adesso le giace accanto, morente, appeso a un filo d’esistenza, senz’aria. Cosciente di dover morire solo, senza accadimenti ne parole. Vi fu un tempo in cui l’animale regnò, ma questo tempo è consegnato alla storia. Un ciclo nuovo, fatto di inedite emozioni e cuori attenti all’ascolto; questo è il tempo nuovo. E finalmente dal buio, fra bianchi e neri, tuona l’armonia sepolta. L’animale adesso sa come sanare le ferite e si dimena e dibatte contro i flutti. E le si avvicina e le chiede di prenderlo con se, accudirlo ai suoi piedi. memore del tempo in cui fu schiavo, in cui comprendere era impossibile. E i sogni d’un tempo, presto dimenticati, affiorano fra la criniera, ancora poco folta ma pronta a brillare nella foresta. Vi furono giorni che presto saranno oblìo, cento anni ha ancora da vivere l’animale morente. E si accuccia, fiero, fra le di lei mani tremanti . E da lontano una fiera lo osserva, e medita vendetta. Lui gira lo sguardo altrove. E’ selvaggia e pentita, ma l’animale sa che non può tenere il suo sguardo. Un tempo la fiera pasceva tranquilla, dimenticata dal mondo, usurpata nell’animo. E per questo divenne fiera e sola. L’animale l’accudì, la distolse dalla fauna, si prese cura di lei e tornò nella tana, perché sa che la fiera in fondo è la fiera, né agnello né lupo, né rosa né giglio, soltanto fiera.

Aggettivo [assurdo]


Fermati un attimo, fra le rose incolte,

idiosincrasia fra gente d’allora ed il popolo d’adesso.

Mondi inesplorati mi seducono e

ai Dei ratifico, languendo,

tremando, gemendo,

quasi farneticando d’amor fantasma;

odore di plasma, sensazione civica,

essenziale, dinamica.

V’è un’apparenza sottile, umida,

sordida, bohemien,

da quando i dandy tornano senz’abiti;

eppure in eleganza, romanticismo,

seduzione, oratoria maestosa,

simbiotica, ridondante, sensuale, nature.

Ed in atmosfere semplici, irrisorie,

leggiadre, visibili appena.

Aggettivo (assurdo), maschera dionisiaca,

edera pregiata, nucleo focoso,

funesto, indomabile, attrattivo,

gotico, ruvido, viscerale, poetico,

antico, morboso, pallido, leggendario.

Travecola: afferrata innanzi per un soffio d’anima piangente,

tu, baco in crepuscoli, amara sostanza,

sempiterna sorgente, angusta dimora,

eppur grande, venerea inquietudine,

lama sottile, spirito lieto, deserto caldo.

Aggettivo [assurdo], opera incompiuta,

infarto misterico, valle implosa,

decoro surreale, orologio molle e formica,

Bacco e frutto e ambrosia,

una di quelle idee che se non si ripensano muoiono.

’’Voi dopo me!’’


Solo, nelle faticose lande della conoscenza.

Il mio saggio capo sfida la gravità;

adesso sono troppo potente

per prostrarmi a te!

Fedele alla terra e al mio mondo.

Adesso tutti sanno della vera conoscenza

e invocheranno me.

Non protendetevi all’ignoto, vi prego;

ché la vostra anima sarà inquieta.

Adesso ho vinto Mefisto…

grazie all’Esteta che ha mutato l’arte….


Vi ho spianato la strada:

- voi dopo di me

percorretela fino in fondo

1 luglio 2010

...dell'Apocalisse


A te, che nel mio volto hai riposto l’odio;
che tenti, con un’insignificante brocca
di domare il mio fuoco impetuoso.
Non potrai mai placare la mia ira.
Ricorda che sono il tuo Signore,

Colui che ha dato e che presto prenderà.
Il cielo schiuderà le bigie nubi,
fulmini distruggeranno aquiloni,
alluvioni abbatteranno ogni dimora e
voragini spalancheranno la terra,
facendoti precipitare nel baratro infinito.
E il velo si dissolverà dinanzi ai tuoi occhi,
le farfalle perderanno i colori e i mari del mondo arderanno.
Dentro il Tempio, nel mio altare,
un sacerdote d’indaco coperto
immolerà l’Uomo alla viscida serpe.
Di sangue sciolto al rogo si sazierà l’assetato saggio
e la tua anima brucerà in eterno.