
Nel solaio errano anime piene di candida saggezza;
in cantina, fra danze allucinate, anime cariche di conoscenza.
Dove sarebbe la mia?- se solo ne avessi una!
Represso ogni mistico delirio, galleggiando fra cielo e terra,
amo godere dell’Eros.
Non ho più scelta, non c’è più unione di Bene e Male…
io ero la congiunzione,-e non esisto!
Mi nutro del nettare e il succo della vite
disseta la mia arida parola.
Oh Arte, a te immolo quel che di me rimane,
ad ogni devianza il mio perire.
Solo, dove l’insignificante apparire
è la percezione dei misteri.
Il paradigma dell’io rimane immutabile,
solo una storia che sembra ripetersi:
una nera farfalla che risale, barcollando, l’iride;
è un frutto che nasce, cresce
e si trasforma nel cuore della serpe.
Qui certezza non esiste,
ma solo congetture ed ambiguità.
Al quinto rintocco delle funeree campane
qualcuno andrà al confronto con l’Adorato.
o viaggerà con se stesso...
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