30 giugno 2010

’’Aut Aut’’




Nel solaio errano anime piene di candida saggezza;

in cantina, fra danze allucinate, anime cariche di conoscenza.

Dove sarebbe la mia?- se solo ne avessi una!

Represso ogni mistico delirio, galleggiando fra cielo e terra,

amo godere dell’Eros.

Non ho più scelta, non c’è più unione di Bene e Male…

io ero la congiunzione,-e non esisto!

Mi nutro del nettare e il succo della vite

disseta la mia arida parola.

Oh Arte, a te immolo quel che di me rimane,

ad ogni devianza il mio perire.

Solo, dove l’insignificante apparire

è la percezione dei misteri.

Il paradigma dell’io rimane immutabile,

solo una storia che sembra ripetersi:

una nera farfalla che risale, barcollando, l’iride;

è un frutto che nasce, cresce

e si trasforma nel cuore della serpe.

Qui certezza non esiste,

ma solo congetture ed ambiguità.

Al quinto rintocco delle funeree campane

qualcuno andrà al confronto con l’Adorato.

o viaggerà con se stesso...

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